Delle Donne vuole distruggere per costruire
di Antonio Stanca –
Francesco Delle Donne è uno scrittore napoletano di quarantadue anni. Ha studiato a Roma, dove si è laureato in Scienze della comunicazione e specializzato in Sceneggiatura. Numerosi sono i riconoscimenti che ha ottenuto in questi ambiti negli anni 2006, 2007 e 2008. In seguito ha lavorato come revisore di testi scolastici per le case editrici Mondadori e Zanichelli e poi Bompiani e La nave di Teseo. Vive a Torino, dove nel 2016 ha ricevuto il Premio InediTo-Colline di Torino per il racconto Spina ‘e rosa. Nello stesso anno Nazione Indiana ha pubblicato un altro suo racconto intitolato La consistenza del cane. Altri racconti del Delle Donne sono comparsi tra il 2016 e il 2017 su riviste letterarie.
Nel 2017 nell’opera I Dùrmienti, pubblicata da La scuola di Pitagora editrice di Napoli, lo scrittore ha raccolto sei suoi racconti. Prossima è la pubblicazione del romanzo La città morta anche questo, come la maggior parte dei racconti, ambientato a Napoli e percorso da un’atmosfera apocalittica.
E’ carico di situazioni disastrose, è volto a dire di una rovina che sta per giungere o che si sta verificando.
Molte vie ha percorso il Delle Donne prima di quella narrativa. Solo quando aveva quarant’anni sono cominciati a comparire i suoi racconti. Tra questi i più noti sarebbero diventati Spina‘ e rosa e La consistenza del cane che fanno parte della recente raccolta I dùrmienti. Qui stanno insieme ad altri quattro e tutti sono ambientati a Napoli, tutti sono resi con un linguaggio tra l’italiano e il napoletano, tutti rappresentano circostanze, persone, famiglie napoletane in stato di pericolo, tutti mostrano vicende giunte sull’orlo di un precipizio, al limite di un disastro. Le cause di tanta rovina provengono da quelle stesse vicende, sono comparse prima, negli anni passati, ma sono state trascurate, non sono state corrette, eliminate per quell’attitudine, propriamente napoletana, all’indolenza, alla mancata valutazione del pericolo, al continuo rinvio di ogni impegno. Sono, quindi, diventate più gravi quelle cause, non si è più potuto contenerle e sono esplose in maniera da coinvolgere tutto e tutti di una situazione, di un ambiente, di un quartiere, di una città, sono diventate le cause della loro distruzione, della loro fine.
Una città invasa da piante di rosa fino al punto che non è più possibile nessun movimento, neanche in casa, un popolo che vive sottoterra perché le continue eruzioni di un vulcano hanno coperto strade e case sono scenari apocalittici, di fine del mondo, sono gli scenari prediletti dal Delle Donne. Insieme a questi altri disastri, altre rovine di minore entità perché più limitate egli rappresentanei racconti de I dùrmienti ma pur sempre di disastri, di rovine si tratta.
Naturalmente c’è molta immaginazione nella scrittura del Delle Donne, la sua spesso è una realtà inventata ma questo non spiega quella che è la tendenza della sua scrittura, quelle che sono le sue preferenze. La spiegazione va cercata altrove e probabilmente nell’aspirazione dell’autore ad una giustizia che non potendo essere ottenuta nella realtà ci si aspetta che giunga da fuori, dall’esterno, non potendo essere conseguita dall’uomo si pensa che possa venire da forze a lui estranee, imprevedibili, incontrollabili.
C’è molto male nella vita, nella storia dei nostri tempi, la moderna umanità si è confusa, si è persa nei labirinti della corruzione, dell’inganno, del vizio, ha smarrito ogni regola, ogni principio di carattere morale, spirituale e altro modo per riportarla al bene non ci sarebbe se non quello di cancellarla insieme a tutto il male che finora ha accumulato, di punirla come si è meritata.
Potrebbe essere una spiegazione anche se non è accettabile dal momento che per estirpare il male non serve altro male!
Antonio Stanca
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