Cognetti, lo scrittore dei ragazzi
di Antonio Stanca –
L’anno scorso il Premio Strega è stato assegnato a Paolo Cognetti per il romanzo Le otto montagne, che aveva scritto e pubblicato nel 2016 e che era diventato un’opera nota già prima della pubblicazione. Molte case editrici se necontesero i diritti, fu tradotto in molte lingue e il successo di pubblico e di critica dura ancora oggi.
Era il primo romanzo che Cognetti aveva scritto, nel 2016 aveva trentotto anni e fino ad allora era stato autore soprattutto di racconti e di documentari.
Nato a Milano nel 1978 aveva abbandonato gli studi universitari per conseguire un diploma presso la Civica Scuola di Cinema di Milano e per dedicarsi alla realizzazione di documentari di carattere politico, sociale e letterario. Nel 2003 con il racconto Fare ordine aveva esordito come scrittore ed altri racconti avrebbe continuato a scrivere. Avrebbe raccolto alcuni in antologie pubblicate nel corso degli anni e diventate meritevoli di numerosi riconoscimenti. Non avrebbe trascurato, in tale periodo di formazione, la sua attività di documentarista né la sua passione per la montagna dove ancora oggi si isola per un certo periodo di tempo. Prima dello Strega, nel 2009, gli sarebbe stato assegnato il prestigioso premio “Lo Straniero” da parte della rivista omonima, diretta da Goffredo Fofi e attenta a segnalare quei giovani autori dei tempi moderni che s’impegnano in ambito letterario, filosofico, politico ed altro, che trattano dei problemi che la modernità ha comportato, della sua collocazione nella storia, della sua valutazione. Fu in quell’occasione che si mise in evidenza il lavoro svolto da Cognetti come documentarista, come autore d’inchieste sulla letteratura americana e sulla città di New York. E si disse pure e soprattutto della sua attività di scrittore impegnato a raccontare, in una lingua quanto mai chiara e scorrevole, dell’adolescenza, a fare di questa il motivo ricorrente nelle sue narrazioni, a rappresentare storie di ragazzi dei nostri tempi,dei ragazzi, cioè, chiamati a confrontarsi con una realtà priva di riferimenti sicuri, di valori inalterabili mentre stanno vivendo un’età già carica di problemi.
I ragazzi d’oggi e la realtà, i ragazzi d’oggi e la famiglia, la scuola,la società,la religione, l’amicizia, l’amore, il sesso: sonoproblemi tra i più attuali e sonoi temi di ogni opera narrativa del Cognetti. Anche nel romanzo Le otto montagne dice egli di due ragazzi, Pietro e Bruno, il primo di città, il secondo di montagna. Dice di quanto c’è di diverso e di uguale tra loro, di cosa fanno, di come pensano di andare avanti. Li farà diventare amici e ne trarrà un motivo di confronto continuo, interminabile, che risulterà centrale nell’opera e fondamentale per le verità che andrà disvelando. Un mondo nascosto, sconosciuto, pieno di suggestione, di fascino, sembra aprire la scrittura del Cognetti. Essa attestal’esistenza di una dimensione umana, quella della moderna adolescenza, rende accortidella sua condizione, dei suoi problemi, di quanto le succede, di cosa vuole, pensa, fa, di come parla, dei rischi, dei pericoli che corre, della possibilità di venirne fuori, di tutto ciò che fa parte di quella giovane umanità.
Anche nella raccolta di racconti Una cosa piccola che sta per esplodere, pubblicata la prima volta nel 2007 e nel 2017 ristampata sempre dalla casa editrice minimum fax di Roma, Cognetti dice di ragazzi, dei loro casi, della loro vita. Stavolta sono casi difficili, sono vite difficili per motivi interni o esterni a quei ragazzi. I racconti sono le storie di quanto di complicato sta loro succedendo giacché anch’essi, nonostante le difficoltà sofferte, sono esposti a quei richiami, a quelle tentazioni, a quelle attrazioni che ormai sono diventate proprie degli adolescenti, hanno segnato il loro mondo qualunque sia la loro condizione, la loro provenienza e a costo di far loro correre dei pericoli.
I casi presentati in questi racconti sono diversi, diversi i luoghi dove succedono, diverse le famiglie alle quali i ragazzi o ragazze appartengono, diversi i loro problemi ma uguali sono i tempi, i famosi anni ’60 del secolo scorso quando si diffuse, presso i più o meno giovani, uno spirito di rivolta contro tutto e tutti, quando si pensava di poter trasformare il mondo, di poter abbattere, annullare tutto quanto era giunto fino a quel momento. Fu allora che i giovanicominciarono ad essere scontenti di ogni cosa e tra quei giovani il Cognetti include anche i “ragazzi difficili” di questi racconti, anche a loro fa respirare quell’aria, quello spirito di protesta che circolava,anche da loro fa nutrire i propositi di cambiare il proprio stato, di diventare nuovi, diversi in un mondo nuovo, diverso. Per nessuno sarebbe stato così, impossibili, drammatiche se non mortali si sarebbero rivelate tali aspirazioni giacché tanti, molti sarebbero stati gli ostacoli alla loro realizzazione. Nonostante tutto quello spirito di contestazione, di scontro con la realtà avrebbe continuato ad agire presso i ragazzi, sarebbe giunto ai giorni nostri, sarebbe diventato costitutivo dell’adolescenza, avrebbe rappresentato la sua maniera d’essere e avrebbe trovato nel Cognetti il suo scrittore.
Antonio Stanca
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