Antonella Palmieri e il bene comune
di Antonio Stanca –
Antonella Palmieri vive e lavora a Napoli come architetto interessato al restauro edilizio e dell’ambiente. Si è impegnata pure ad adattare classici della letteratura italiana ed europea per spettacoli teatrali o musicali. Ha scritto una favola, Il respiro del bosco, che è stata ridotta ad un musical per bambini, ed un romanzo, Zigomi alti come scogli. Ad Aprile di quest’anno, presso Terra Somnia Editore di Tricase (Lecce), ha pubblicato Aranciomare, un altro romanzo. E’ ambientato a Napoli durante la fine della seconda guerra mondiale e vuole rappresentare momenti difficili, situazioni complicate, eventi dolorosi nei quali la vita era stata in pericolo ma non aveva perso i suoi valori fondamentali, quelli dell’anima, dello spirito, dell’amore, del bene, della verità, della giustizia. Ci si dovrà impegnare, bisognerà lottare per difenderli ma i personaggi della Palmieri non avranno timore, si esporranno a gravi rischi, vinceranno le loro battaglie. E’ come se fosse stata lei a credere in tanto, a crescere, a vivere tra i problemi che a Napoli c’erano stati in un quel periodo. Sarà con Anna, la brava ragazza protagonista, che la Palmieri sembrerà volersi identificare: una finirà col disegnare case, l’altra vestiti.
Nell’opera la madre accompagna Anna ad Udine presso una sartoria che conosce affinché stia lontana dai pericoli della guerra e impari a cucire. Aveva inviato gli altri due figli in un altro posto protetto e tutti si erano ripromessi di ritrovarsi, di tornare uniti quando la paura sarebbe finita.
Anna crescerà, maturerà e rientrata a Napoli sarà una delle migliori sarte, sue saranno una rinomata sartoria ed un’elegante clientela. Aveva molto faticato per questo, le era successo di tutto, gravi erano state certe situazioni della sua vita ma non aveva disperato, aveva continuato a credere, a lottare. Anche dopo essere riuscita si erano presentati dei problemi pur se di genere diverso, l’avevano angosciata ma non le avevano fatto perdere quella fiducia nel bene, nell’amore da dare e da avere che sempre l’aveva accompagnata. Sarà questa convinzione a fare bene e ad aspettarselo che la avvicinerà al direttore di un teatro da tempo stabilitosi intorno a Napoli in locali di fortuna e rimasto finché gli veniva consentito. Con lui Anna crederà di aver trovato la persona giusta, a lui farà quel lungo racconto della sua vita che è il contenuto del romanzo. Tutto gli dirà fino ai minimi particolari. Tra Udine e Napoli, tra una ragazza e una donna, un mondo intero si era svolto, tante esperienze, tante persone, alcune scomparse altre ancora vive, erano state della sua vita e tutte saranno da lei ricordate, raccontate. Un’epoca sembrerà di ripercorrere leggendo l’opera, un’epoca di gravi avvenimenti che a volte diventavano crudeli, feroci e non concedevano niente al dolore, alla pietà, alla compassione. Ad essi non aveva assistito quel direttore di teatro ché molto più giovane era di Anna ma viene, tuttavia, preso dal suo racconto, si avvicina alle sue cose, s’innamora di lei. Anche lui era per il bene comune, quello che non distingue tra chi lo fa e chi lo riceve, ancora una volta era valsa una regola così antica. Tanti altri erano stati gli esempi di questo bene lungo il racconto di Anna, in tanti altri casi, con tante altre persone, vittorioso era risultato.
Un tempo drammatico era stato il suo ma ce l’aveva fatta e non solo lei!
Una vita buona c’era stata accanto ad una cattiva!
Antonio Stanca
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.