di Marcello Buttazzo –

Leggere, ancora una volta, i versi di Cosimo Russo è un privilegio da vivere intimamente, da respirare a piene mani. Avere la possibilità di indugiare pazientemente sugli scritti del poeta di Gagliano del Capo, è una prerogativa allettante, da sfogliare come un fiore dai petali d’oro. Manni Editori ha pubblicato, nel mese di luglio 2019, una nuova silloge poetica di Cosimo Russo, dal titolo “Ancora una volta”. Non diremo mai postuma, perché è viva l’impressione che il poeta non sia trapassato, ma s’aggiri fra noi per deliziarci e riempirci l’anima.

Cosimo Russo è ancora fra noi (nonostante sia scomparso fisicamente, qualche anno fa, prematuramente). È con noi, con i suoi versi parla a noi, parla di noi, evoca scenari comuni, ma con l’originalità inerente dello scrittore innovativo. La sua poesia, sebbene ancorata a una tradizione classica, sebbene affondi radici profonde nella grande esperienza lirica letteraria del Secondo Novecento, fa germogliare virgulti colorati di modernità. Una poesia a verso libero, che però rispetta regole canoniche, che fa della musicalità un paradigma centrale. Una poesia elegante, che non tiranneggia mai il verso, ma lo carezza sempre con una cura e con una passione certosina.

Quando scrivo di persone speciali come Cosimo, mi tornano sempre in mente le parole di Mauro Marino, il quale, anni fa, scrivendo un accorato “Mattinale” sulla bellezza umana, su “Il Paese Nuovo”, concludeva che “il dono è cosa da poeti”. Cosimo Russo ci dona questo libro di versi disinteressatamente, per amore della cultura, della conoscenza. Per inesausto amore della poesia.

La madre Luigina Paradiso, bibliotecaria, custode infaticabile della parola chiara del figlio, divulgando questa nuova “creatura” e consegnandola a tutti noi, ha come intento prioritario, non solo quello di eternare un eccellente poeta di questa Terra, ma anche un voler fare comunità, un voler diffondere semi di splendore fra i cittadini.

“Ancora una volta” è una raccolta con una doppia anima pulsante: lirica e filosofica. Lirica perché il verso si sostanzia di assonanze, di dissonanze, di musica vera e propria. Filosofica è, tuttavia, la mansione portante, perché l’Autore va continuamente, nel suo incedere, nel suo procedere, alla ricerca d’un senso. Batte e batte, percuote il tamburo, ribatte al tam tam di tuono, in questo scritto, il sentimento dell’eternità. Il finito e l’infinito si danno la mano, entrano in comunione. La alluzzante lotta fra razionale e irrazionale si risolve in una pacifica accettazione della Natura, madre benigna. E “Ancora una volta” celebra ampiamente e doverosamente la Natura con scorci suggestivi e fascinosi. Coi i muretti a secco, con le zolle marroni dei contadini, con una flora feconda, con una fauna parlante.

La Natura è vibrante d’amore, è il segno d’una spiritualità esistenziale, che è verosimilmente la forza più riconoscibile di Cosimo Russo. Poesia della luce, la sua, con il sole rovente, ambra scintillante, Dio di fuoco. C’è un Dio che l’Autore percepisce dirompente nelle vene: l’amore. Questa è adamantina poesia d’amore. Che sa cantare diffusamente le gioie, i dolori, gli affetti familiari. Versi devoti all’amicizia. Nella fattispecie, a pagina 85 di questo bellissimo libro, c’è una poesia di Cosimo, che per atmosfera vagamente crepuscolare, per anelito spirituale, ricorda molto i versi d’un grande poeta del Salento, Ercole Ugo D’Andrea, molto amato da Luzi, da Betocchi, e dagli altri grandi Fiorentini. FinibusTerrae campeggia in tutto il suo lucore. Leuca è sempre presente, come una Itaca dove tornare a consolare gli affanni. Componendo poesie, l’Autore vuole compattarsi in armonia. Un dono, davvero un dono di umanità che l’Autore fa, ancora una volta. Un dono di parole, che sono i mattoni vibratili con i quali si edifica l’identità. Sappiamo dalla mamma Luigina che Cosimo era un attento e infaticabile lettore. Lui, in “Ancora una volta”, scrive: “Divoro libri per risolvere i grandi sistemi: Dio, la morte, l’amore”. Cioè per interpretare e vivere il mondo.

Marcello Buttazzo