di Antonio Stanca –

Della scrittrice giapponese Aki Shimazaki è stato ristampato nel 2020 dalla Feltrinelli il romanzo Azami. La traduzione è di Cinzia Poli.

La Shimazaki è nata a Gifu, nella regione di Chūbu, nel 1954. Nel 1981 si è trasferita in Canada e dal 1991 risiede a Montréal, dove insegna Lingua giapponese, lavora come traduttrice e pubblica romanzi generalmente scritti in francese. Ha sessantasette anni e ha scritto due cicli di cinque romanzi ognuno: il primo, Il peso dei segreti, va dal 1999 al 2005, il secondo, Nel cuore di Yamato, dal 2006 al 2013. Un terzo ciclo, All’ombra del cardo, è iniziato nel 2014 e il primo romanzo è stato Azami.

Molte volte è stata premiata la scrittrice e molte traduzioni, in molte lingue, ha avuto. In Giappone ambienta generalmente le sue narrazioni e difficili situazioni, complicati problemi della vita rappresenta. Di frasi brevi e rapide si compone la sua scrittura quasi avesse fretta di dire, di far sapere. Sono momenti che si rincorrono i suoi, che incuriosiscono chi legge, lo avvincono poiché sempre sospeso lo tengono.

In Azami la Shimazaki scrive di Mitsuo Kawano che a trentasei anni, a Nagoya, è il redattore di un’importante rivista di attualità e che negli impegni professionali impiega la maggior parte del suo tempo trascurando la famiglia. La moglie Atsuko e i due bambini si dividono tra la casa in città e quella in campagna, dove lei ha avviato un’azienda agricola nella proprietà ereditata dal padre. Tra marito e moglie da tempo non c’è una vita sessuale e Mitsuo ha cominciato a frequentare locali a luci rosse. Incontrerà, per caso, Gorō Kida, un vecchio compagno di scuola elementare, diventato il ricco erede di una casa produttrice di vini. Insieme trascorrono alcune sere in locali pubblici dove lavora, da cameriera e da entraineuse, una comune compagna di scuola, Mitsuko. Era stato il primo amore di Mitsuo, “azami”, cioè “fiore del cardo”, l’aveva chiamata nel suo diario, come quel fiore era bella da bambina ed ora è una donna ancora più bella e sensuale. Mitsuo rimarrà sconcertato nel vedere quello che fa, la cercherà fuori da quei locali, la troverà e staranno insieme, si ameranno. Come lui anche lei aveva bisogno di amore. Ma questo durerà finché quel Gorō, che gli aveva fatto sapere di Mitsuko e che fin da bambino era stato un perfido, farà in modo che i due si separino e che Mitsuo sia destituito da redattore. Andrà a vivere in campagna con la moglie, collaborerà nella sua azienda e penserà di realizzare l’aspirazione di sempre, fondare una rivista propria che s’interessi dei problemi della regione. Avvantaggiato uscirà dalla situazione dal momento che verso una ripresa della vita coniugale questa si avvierà. Mitsuko, invece, lascerà la città insieme al piccolo figlio sordomuto e di loro niente più si saprà.

Molti aspetti, molti risvolti ha assunto quello che all’inizio sembrava solo un rapporto coniugale disturbato. Una storia vi ha costruito intorno la Shimazaki, molte persone, molte cose vi ha fatto rientrare, molta vita ha fatto vedere, molti problemi ha aggiunto, li ha mostrati possibili e come altre volte in altre opere al lettore rimane il compito di cogliere i significati, di riflettere su di essi.

Un altro modo per legarlo, oltre a quello del tipo di scrittura, le è sembrato!

Antonio Stanca