di Antonio Stanca –

L’anno scorso è stato pubblicato dalla Einaudi il romanzo Donne che non perdonano della scrittrice svedese Camilla Läckberg. La traduzione è di Katia De Marco. E’ uno dei lavori più recenti della Läckberg, risale appunto al 2018 e rientra in quella serie di “romanzi criminali” che ha scritto dal 2002 ai nostri giorni. E’ la serie detta “I delitti di Fjällbacka” dal nome della città e della costa occidentale svedese dove la scrittrice è nata nel 1974 e dove ha ambientato queste opere.
La Läckberg ha studiato Economia e si è dedicata al marketing prima di trasferirsi a Stoccolma ed orientarsi decisamente verso la scrittura. Ora ha quarantacinque anni e vive a Enskede, ha quattro figli e si è sposata più volte.
Di genere “giallo”, “poliziesco” sono i suoi romanzi che molto successo hanno avuto e stanno avendo non solo in Svezia ma anche in molti altri paesi. Molto tradotta è, infatti, la sua produzione, si calcolano venti milioni di copie vendute tra Svezia e altre nazioni. Anche trasposizioni cinematografiche e televisive sono state fatte di alcuni suoi romanzi, anche programmi televisivi ha condotto la Läckberg, anche saggi, novelle, canzoni ha scritto, anche ad iniziative, ad organizzazioni di carattere sociale ha aderito, in molti sensi si è mossa e si muove, non è la scrittrice che fa della sua attività letteraria una qualità, una dote in nome della quale isolarsi dal contesto poiché anche in questo è immersa ed impegnata. E come nella scrittura anche altrove possono essere intravisti degli interessi, degli obiettivi comuni. Le finalità che la Läckberg persegue nella sua vasta e varia attività sono la promozione, l’affermazione, la difesa dei diritti delle donne, la tutela della loro condizione in seno alla famiglia e alla società, il riscatto da secoli di dipendenza, l’acquisizione della libertà, dell’autonomia, della capacità di volere, potere, fare.

Sembrerà strano ma nella Svezia dei tempi moderni, in quella della Läckberg, la donna non è ancora libera, non è ancora autonoma, ancora soggiace a condizioni di dipendenza materiale e morale, ancora è serva del padre o dei fratelli o del marito o dei figli o di altre persone o situazioni. Per la liberazione della donna s’impegna, quindi, sia la scrittrice sia la saggista sia l’operatrice televisiva sia l’autrice di note canzoni. Ed anche in questo libro chiaro, evidente è il suo intento. Le tre donne, Ingrid, Birgitta, Victoria, sono quelle “che non perdonano”, che vivono il problema, il dramma dei soprusi commessi dai loro mariti nei loro riguardi, che nel silenzio delle loro case si affliggono al pensiero di una vita diversa, si torturano all’idea di vedere annullata ogni loro aspirazione, ogni loro capacità, ogni loro qualità. Erano state tre belle donne ma niente era valso a salvarle dalla sconfitta alla quale la vita le aveva condannate una volta sposate. Neanche la maternità era servita a salvarle dalla condizione di sudditanza alla quale il marito le aveva relegate. Ma quando tutto sembrava perduto e per sempre, quando definitiva, inalterabile sembrava la loro situazione, le tre concepiranno un modo per liberarsi, per salvarsi da quanto le sta rovinando. La sofferenza, tanto prolungata, le renderà capaci di preparare un piano per eliminare ognuna il proprio marito e rimanere lontane da ogni sospetto. Ci riusciranno, vinceranno la loro battaglia e il romanzo si concluderà con l’immagine delle tre donne che si sono ritrovate come prima del matrimonio, cioè libere, diverse, nuove rispetto a quanto era accaduto, a come si erano ridotte.
Impunite, innocenti le mostra la scrittrice nonostante abbiano ucciso, del loro omicidio non fa una colpa: in nome della libertà, della giustizia è stato commesso, come nelle grandi rivoluzioni della storia è avvenuto!

Läckberg. Non ha avuto bisogno di molto, solo del necessario per scrivere e per farsi capire!

Antonio Stanca