Il Kafka di Kumpfmüller
di Antonio Stancad
Michael Kumpfmüller è un giornalista e scrittore tedesco di cinquantasette anni. È nato a Monaco di Baviera nel 1961, ha compiuto studi universitari, è stato lettore e uditore. Come autore ha iniziato con poesie e racconti, è passato poi ai romanzi e molti riconoscimenti ha ottenuto. Vive a Berlino, è membro di molte associazioni culturali e nel 2011 ha pubblicato il romanzo La meraviglia della vita che di recente la BEAT di Padova ha riproposto con la traduzione di Chiara Ujka.
In verità si tratta di una biografia romanzata nella quale l’autore riesce con toni abilmente composti di realtà e fantasia a rappresentare gli ultimi tempi della vita dello scrittore praghese di origine ebraica Franz Kafka (1883-1924). Completa è la ricostruzione che Kumpfmüller compie della figura, del carattere, della personalità di Kafka, chiara, semplice l’esposizione al punto da coinvolgere il lettore fin dalle prime pagine, da farlo sentire partecipe della vicenda rappresentata, vicino ai luoghi, alle strade, alle case, alle persone tra le quali avviene.
Kafka è morto nel 1924 nel sanatorio di Kirling presso Vienna. Aveva quarantuno anni, da tempo era ammalato di tubercolosi, malattia che lo avrebbe portato alla graduale perdita di ogni facoltà, avrebbe annullato ogni sua capacità, lo avrebbe fatto morire.
Le sue opere maggiori rientrano tra il 1910 e il 1920 e consistono in una serie di racconti, tra i quali famoso La metamorfosi, e nei tre romanzi incompiuti America, Il processo e Il castello. Sua intenzione era che queste opere non venissero pubblicate ma sarà l’amico Max Brod a interessarsi al loro recupero, al loro completamento e alla loro pubblicazione. Lo farà anche per i racconti scritti negli ultimi due anni di vita, 1923, 1924, alla ricostruzione dei quali è dedicato il libro di Kumpfmüller.
Dal 1910 Kafka soffriva di tubercolosi e già allora era stato in sanatorio. Nel 1923 la malattia si era aggravata e sperando in un recupero, sia pur momentaneo e improbabile, Kafka si trasferisce a Muritz, una stazione balneare sul Mar Baltico dove la sorella Elli è in vacanza. Qui si innamora di Dora Diamont, una bella ragazza, molto più giovane di lui, che proviene dall’Europa dell’Est, è ebrea e svolge il servizio di cuoca per i bambini della Casa del Popolo ebraica di Berlino che si trova a Muritz. Anche Dora s’innamora di Franz, le piacciono i suoi modi di fare, di pensare, di parlare, la sua maniera di vivere piuttosto riservata. È completamente presa, affascinata da Kafka e comincia tra loro quello scambio affettuoso che mai si interromperà, e che durerà fino alla morte dello scrittore. Questa avverrà nel sanatorio di Kirling ma prima molti altri saranno i posti dove i due soggiorneranno, molte altre le case dove abiteranno, molti altri i problemi che affronteranno. In questo vario e vasto movimento li seguirà Kumpfmüller, li rappresenterà senza trascurare alcun particolare e mostrandosi capace di fare opera di scrittura, di letteratura di quella che era stata un’esperienza di vita.
Kafka era stato con altre donne, aveva avuto altre relazioni sentimentali ma mai sicuro si era sentito, mai completamente corrisposto. Ora Dora gli procura questa sensazione, lo rispetta, lo ammira, lo adora. La sua salute cagionevole non è un problema per lei che ha piacere a vederlo scrivere pure a letto, a sapere dei contenuti di quei racconti che saranno gli ultimi e che, insieme a tante lettere, andranno smarriti, a parlargli stando seduta sul letto, a intrattenersi con i suoi amici, con i suoi familiari, a sapere di lui, della sua vita prima che s’incontrassero, si conoscessero, s’innamorassero. Il loro è un amore completo, totale, un amore che investe non solo il loro spirito, la loro anima ma anche i loro volti, i loro sguardi, le loro mani, il loro corpo. Tutto quanto può essere motivo di scambio, di contatto, tutto quanto può essere toccato, accarezzato, baciato. Kafka morirà tra le braccia di Dora, la malattia lo ridurrà, lo spegnerà lentamente, inesorabilmente e lei assisterà a questa fine con coraggio, con convinzione, con amore, parlerà con lui fino all’ultimo istante e dopo, con la sua salma.
Solo quando lei morirà, nel 1952, si potrà dire conclusa la loro esperienza, la loro vita giacché una sola era diventata.
Importante, determinante va considerata l’opera del Kumpfmüller dal momento che, nei modi del romanzo, illumina sugli ultimi periodi della vita di uno scrittore che è rimasto ancora poco conosciuto, poco capito. Kumpfmüller fa vedere Kafka come capace di pensieri, di sentimenti semplici, spontanei, lo mostra in una dimensione umana, lo libera da quanto di complicato, di introverso gli è stato sempre attribuito. La vita del Kafka di questo romanzo è quella quotidiana, le parole, i pensieri, sono quelli che scambia con chi gli sta intorno, amici, familiari, quelli che riguardano problemi semplici, comuni. Mostrare che anche di questi era capace Kafka e non solo di creare situazioni misteriose, indecifrabili, personaggi incomprensibili come quelli dei suoi romanzi può essere ritenuto il merito maggiore del Kumpfmüller di quest’opera.
Antonio Stanca
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