Una scuola per tutti, una scuola “diversa”
di Antonio Stanca –
Domenica dello scorso 5 Dicembre la nota trasmissione televisiva “Che tempo che fa”, in vista della Prima alla Scala di Milano dedicata a Macbeth di Giuseppe Verdi e programmata per Martedì 7 Dicembre, molto spazio ha riservato alla storia del Teatro milanese. Ha ripercorso momenti di memorabili esecuzioni liriche e teatrali, ha ricordato avvenimenti eccezionali, famosi musicisti, cantanti lirici e direttori d’orchestra. Su Verdi naturalmente ci si è soffermati di più, si è chiarito come dalla Lady Macbeth di Shakespeare sia egli giunto alla sua Macbeth e si è pure messa l’attenzione su come la musica e in genere l’arte svolgano una funzione di scambio, d’incontro, portino alla comunicazione, al dialogo pur tra persone che non si conoscono. Sarebbe bene, quindi, s’è detto fare dell’arte un mezzo, un modo per avvicinare, ridurre le distanze in un mondo come il contemporaneo diventato così ostile, così minaccioso nei comportamenti, nei rapporti individuali e collettivi, di un popolo e dell’umanità. Un’osservazione molto importante, una nota di rilievo è stata questa e degno di lode va considerato chi l’ha formulata, il direttore d’orchestra Riccardo Chailly.
Andrebbe osservato, però, che non c’è bisogno di arrivare all’arte per scoprire un motivo d’incontro, di unione, per ritrovarsi vicini, uniti pur se diversi di origine o provenienza. Basterebbe semplicemente la cultura, quella diffusa dalla scuola, quella appresa mediante l’istruzione. All’arte non tutti possono accedere ma alla cultura sarebbe possibile. Basterebbero delle linee comuni perseguite nei programmi scolastici di paesi pur diversi perché si giungesse ad uno stato di acculturazione, ad una condizione che permetterebbe di capirsi, sentirsi vicini.
Ci sono tanti modi per ridurre le distanze, eliminare le differenze. Si pensi alla conoscenza di lingue diverse, di letterature, religioni, tradizioni, credenze, usanze diverse, di diverse pratiche sportive, di attività come la musica, il canto, lo spettacolo e tante altre. Tutti dalla scuola potrebbero essere svolti questi compiti, tutte nella formazione dei giovani potrebbero rientrare queste competenze, tutti simili potremmo diventare pur stando lontani. Penserebbe la scuola con i suoi programmi ad avvicinarci. Si è pensato ad un progetto simile ma poco si è fatto. Dovrebbe essere perseguito, invece, con convinzione, con determinazione dal momento che da esso potrebbe venire quella nuova umanità della quale tanto si parla.
Antonio Stanca
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