di Marcello Buttazzo –

Dopo aver fondato i movimenti memorabili della “Bellezza” e del “Rinascimento”, il deputato e sindaco di Sutri, Vittorio Sgarbi, si candida (da solo) alla guida d’una area liberale e riformista, alleata con la Lega di Salvini: “Sono io l’erede di Silvio. Riaccenderò Forza Italia”. Il critico d’arte critica aspramente Tajani, il successore naturale e fedelissimo del Signore di Arcore. Nella sua poco brillante carriera politica, Sgarbi ha fatto parte o, comunque, corteggiato vari partiti. Tanti anni fa, fondò una Lista radicale Pannella- Sgarbi per le Politiche. Per poi passare il giorno dopo fra le fila più remunerative di Forza Italia. Già liberale, s’è avvicinato anche alla Lega. In una trascorsa tornate di elezioni Europee, amoreggiò perfino con l’Udc. Insomma, politicamente è sempre stato un po’ confuso, il bel Vittorio. Lui, come al solito, ha una grande, smisurata stima di se stesso: “Occorre affiancare la determinazione di Salvini con la cultura e la libertà di cui io, a fianco di Berlusconi, sono stato il riferimento e il simbolo. All’insaputa di Tajani. Ma davanti al popolo italiano”. Nell’era del populismo dilagante, anche il critico d’arte evoca e invoca surrettiziamente il popolo. Forse, dopo la finta rivoluzione liberale di Berlusconi, avremo la vera rivoluzione egocentrica di Sgarbi. 

Marcello Buttazzo