di Marcello Buttazzo –

Il vicepremier leghista Salvini, in questi giorni, è volato a Budapest e ha incontrato il premier ungherese Viktor Orban, sovranista ed esponente della destra nazionalista. C’è perfetta sintonia fra i due leaders destrorsi. Nella narrazione salviniana l’immigrazione non è risorsa e bellezza umana, ma un pericolo, la iattura del mondo. L’immigrazione, per bieca propaganda, viene vista alla stregua d’una “invasione”. Matteo padano, uomo molto sensibile alle questioni popolazionistiche e umanitarie, ha tessuto lodi smisurate alla barriera fisica “anti migranti” innalzata dal premier ungherese. Si tratta d’un muro, che corre per 175 chilometri lungo il confine fra Ungheria e Serbia. Il ministro dell’interno italiano ha, di fatto, esaltato una invereconda struttura di ferro spinato con sensori in cui circola corrente elettrica. Contento lui! Si può solo sperare, al momento, al cospetto di tanto freddo cinismo, che le prossime elezioni Europee portino alla vittoria le forze politiche meritevoli, che sanno costruire ponti di conoscenza e di condivisione fra gli individui, e possibilità di incontri, di compartecipazione, di interazioni civili fra tutte le genti.