Raggi, Di Maio, Di Battista e Lezzi
di Marcello Buttazzo – Virginia Raggi è stata “assolta perché il fatto non sussiste”. È, senz’altro, una ottima notizia. Ora la sindaca di Roma potrà dedicarsi con più abnegazione ai tantissimi problemi insoluti, che ancora assillano la Capitale. Tutto è comprensibile: critiche contegnose, polemiche educate, analisi meditate. Ciò che è decisamente inammissibile è il comportamento del vicepremier e ministro Luigi Di Maio, che ha definito con disprezzo e superficialità i giornalisti “infami sciacalli”. Giggino non si rende conto, a volte, d’essere un uomo delle istituzioni. Un politico non sprovveduto dovrebbe, in questi casi, saper gettare acqua sul fuoco, senza accendere diatribe scriteriate, che servono solo ad esacerbare gli animi. Di Maio lasci volentieri al Grillo sparlante l’atteggiamento censorio. Ancor più virulente, insultanti e inqualificabili le parole dell’ex deputato Alessandro Di Battista, il Che Guevara di noi altri, che ha classificato i giornalisti come “pennivendoli” e le uniche “puttane, che si prostituiscono per viltà”. Opportunamente, su Facebook, la giornalista Rai Tiziana Ferrario ha invitato il Dibba a lasciare in pace i giornalisti, e a pensare a tutti i soldi che ha preso da “Il Fatto quotidiano” per produrre i suoi “ridicoli reportage” fra gli Indios del Guatemala. I politici grillini sulla stampa dovrebbero stare molto più accorti con le loro sguaiate invettive. Attenti sempre a fare, prima di parlare, una precipua indagine ad ampio spettro, “a 370 gradi”, come direbbe la “matematica” Barbara Lezzi
Marcello Buttazzo
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