Quando l’umano è “carico residuale”
di Marcello Buttazzo –
Secondo l’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim), dall’inizio del 2024 fino al 5 ottobre, sono stati 498 i morti e 711 i dispersi nella rotta del Mediterraneo centrale. Inoltre l’agenzia dell’Onu ha precisato che i migranti intercettati in mare e riportati in Libia sono stati 18.065 (uomini, donne, minori). Ai tempi del governo Gentiloni, il ministro Marco Minniti siglò patti sciagurati e capestro con la Libia. Questi pronunciamenti improvvidi evidentemente sono pienamente condivisi dall’Europa latitante e dal governo Meloni. Sappiamo che le associazioni umanitarie denunciano quotidianamente efferatezze, abusi, torture, nei fatiscenti centri di detenzione libici. Le persone in fuga dalla disperazione vengono offese, vilipese, maltrattate. E mai possibile che l’Europa della burocrazia e l’Italia di Meloni, di Salvini, di Tajani continuino a perseverare con questa politica popolazionistica dissennata? Si può continuare a considerare volgarmente gli esseri umani come “carico residuale” (per dirla con le parole del ministro Piantedosi), soggetti fastidiosi da rispedire nelle poco ospitali celle libiche? Viviamo una dirompente crisi antropologica. In discussione viene messo il concetto stesso di umano, che dai potenti di turno viene depotenziato e svilito della sua inerente cifra portante. Gli uomini e le donne sono visti come cose inanimate, senza spiritualità, senza vissuti, senza storie. Senza alcun diritto da rivendicare. La politica europea e quella italiana non sanno tenere il passo delle sfide della quotidianità. Una politica pasticciona e avvilente, che sa solo edificare steccati mentali e fisici, piattaforme di respingimento e di esclusione, centri di rimpatrio lontani da casa, buoni per deportare migranti in Albania.
Marcello Buttazzo
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