di Marcello Buttazzo

L’Associazione radicale Luca Coscioni si batte per la libertà di ricerca scientifica, a favore della dignità dei malati. I militanti sono molto attivi, alacri, nell’esaminare le questioni sociali, politiche e della scienza, in un alveo laico e pragmatico. Alle elezioni politiche del 2001, i Radicali italiani, fuori dagli schieramenti di centrodestra e di centrosinistra, indirizzarono l’intera campagna elettorale sulle tematiche eticamente sensibili. Allora ferveva impetuoso, in particolare, il dibattito sulle cellule staminali embrionali. Una vulgata confessionale e politicamente clericalstrumentale dipingeva (e dipinge tutt’ora) come “eticamente illecito” l’impiego di embrioni, fossero anche quelli congelati orfani sovrannumerari, provenienti dalle tecniche di fecondazione assistita, destinati ad un sicuro spegnimento e a morte in azoto liquido. Bioeticisti cattolici di rango, come il professore Francesco D’Agostino e Assuntina Morresi, frequentemente scrivevano (e tutt’ora scrivono) su “L’Avvenire” per tutelare l’embrione ( “il piccolo fanciullo”, nella dizione di Carlo Casini del Movimento per la Vita) e per esaltare unicamente la sperimentazione con staminali adulte, le cosiddette “cellule etiche”. I Radicali, fin dall’inizio, si resero conto, assecondando le ricerche e la letteratura della Comunità scientifica internazionale, che non potevano essere tarpate le ali alla ricerca, che tutte le porte dovevano essere lasciate aperte, dal momento che la scienza può essere anche sorprendente. Eppoi, a detta di embriologi, genetisti, biologi molecolari, le cellule embrionali, bambine, totipotenti, sono veri e propri giacimenti di staminali, malleabili, che possono essere potenzialmente riprogrammate in tutti i tipi di organi e tessuti. Nel 2001, il centrosinistra ebbe paura a sposare le idee avanguardiste dei Radicali, che alle elezioni si presentarono da soli. Con Luca Coscioni, malato di Sclerosi laterale amiotrofica, portabandiera d’uno storico partito. Dopo il 2001, il confronto morale, civile, politico, sull’agenda bioetica s’è infittito. Per intanto, è nata l’Associazione dedicata a Luca Coscioni. In Italia, nel 2004, è stata approvata l’infausta, illiberale, pasticciata e antiscientifica, Legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, che i tribunali civili e la Corte Costituzionale hanno ultimamente smembrato e smantellato. Persistono, tuttavia, ancora divieti anacronistici, come ad esempio quelli di manipolare embrioni sovrannumerari orfani congelati e di assicurare la fecondazione artificiale anche alle coppie gay. Negli anni finali del rampantismo berlusconiano, ci venne ammannito un greve confronto sul testamento biologico. Che, ovviamente, non portò ad alcunché di positivo, visto che gli inossidabili e integrali paladini dell’ampio e trasversale “partito della vita”improntarono la loro aspra battaglia su cardini unicamente ideologici. Le Nazioni unite stabiliscono ormai un vero e proprio diritto alla scienza e alle libertà civili, inteso come obbligo per gli Stati sia di rispettare la libertà della ricerca che di garantire l’accesso ai benefici che da essa provengono. A Milano dal 25 al 27 settembre 2015, si terrà il XII Congresso dell’Associazione Luca Coscioni per decidere nuovi obiettivi e azioni- disobbedienze civili, proposte legislative, iniziative popolari, ricorsi giudiziari- indispensabili per ottenere buone regole in tema di fine vita, salute riproduttiva, ricerca sugli embrioni, barriere architettoniche, ogm, droghe. Luca Coscioni si è spento da quasi dieci anni, ma il suo messaggio di pace e di non violenza sopravvive. Il maratoneta, innamorato del mare, della vita semplice, della Natura, tanti anni fa, era diventato il profeta muto e combattivo. Una brutta e progressiva malattia non lo aveva annientato: tutt’altro, con i suoi occhi dolci, con la voce metallica, resa possibile da un sintetizzatore, Luca era entrato nelle nostre case proponendo all’attenzione della cittadinanza questioni ostiche e controverse. Le tematiche eticamente sensibili non sono facilmente “spendibili” politicamente: chi si occupa con passione di bioetica, ha sempre a cuore l’altro da sé e il progresso della società civile. Le nuove frontiere della scienza di base e applicata, certe promesse della medicina rigenerativa attraevano Luca, che, conoscendo intimante il dolore, la sofferenza e l’amore, meglio di tanti altri politici poteva gettare uno sguardo lucido e lungimirante oltre la siepe. Poteva scorgere nelle pieghe della realtà scientifica, con gli occhi fieri e “visionari” del militante radicale, quei bagliori che sanno di scommessa da intraprendere, da vincere. Luca Coscioni ha lascito un segno indelebile, significativo. Rifiutando la tracheotomia, volle affermare la sua dignità di uomo, la sua libertà di scegliere. Caro Luca, che tu possa sempre sentire la carezza degli amici, dei compagni, e l’odore di mare nel tuo Cielo.

                     Marcello Buttazzo