Monsignor Paglia e la laicità dello Stato
di Marcello Buttazzo –
Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, è intervenuto ancora una volta per ribadire la contrarietà della Chiesa cattolica al suicidio assistito e all’eutanasia. La Corte Costituzionale, da tempo, ha chiesto al Parlamento italiano di legiferare sul “fine vita”. Paglia ha prospettato una “mediazione giuridica”, non morale però, per alcune condizioni in cui il reato viene depenalizzato (secondo le aspettative della Corte Costituzionale). Monsignor Paglia tiene, tuttavia, a precisare: “È importante che la sentenza affermi che il reato resta tale e non viene abolito”. Ora, è pleonastico rammentare che viviamo in uno Stato laico e liberale e, a rigor di logica e di buon senso, le imposizioni delle alte gerarchie ecclesiastiche lasciano il tempo che trovano. Potremmo, altresì, ricordare che in diversi Paesi del mondo il suicidio assistito e l’eutanasia sono normative dello Stato. Potremmo anche discettare sulla contrapposizione binomia fra la cosiddetta “sacralità della vita umana” e il concetto di qualità della stessa. E dire quanto uno Stato laico debba far convivere nel suo connettivo rudimenti d’una bioetica quantomeno parzialmente condivisa. Secondo Vincenzo Paglia, “una eventuale legge in materia non risulta nell’agenda parlamentare”. Stia tranquillo, il monsignore. Con la destra proibizionista al potere, con i “devoti” paladini d’un cristianesimo dimezzato e azzoppato, non si discuterà e non passerà mai alcuna legge sul “fine vita”. Sul piano scientifico e culturale, Paglia ha sempre sostenuto che i malati nella fase terminale vadano accompagnati “con la vicinanza e con le cure palliative”. Ed ha pienamente ragione. Anche se occorre asserire che non sempre le cure palliative, in casi di estremo travaglio e tormento materiale e spirituale, sono necessariamente efficaci. I nostri politici (di destra e di sinistra) non sono mai riusciti ad universalizzare l’accesso alle cure palliative. Un Paese civile e veramente moderno dovrebbe uscire fuori dalle speculazioni ideologiche e ontologiche, e dotarsi di leggi adeguate. I nostri politici, tanto attenti alle statistiche, vadano a controllare tutti i sondaggi attendibili degli ultimi anni relativamente al “fine vita”. Scopriranno (anzi, già lo sanno) che la cittadinanza è a favore di normative adeguate sul suicidio assistito e sull’eutanasia. Ovviamente, essere laici e aperturisti non vuol dire cedere a perigliose derive nichilistiche. Le eventuali leggi (che con questo governo Meloni non si faranno) su “fine vita” saranno redatte in rigorosissimi quadri normativi e scientifici.
Marcello Buttazzo
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