di Antonio Bruno Ferro –

Avete mai pensato che alla parola “SINISTRA” come sinonimo di rivolta, rifiuto, del non accettare lo status quo o l’idea del destino?
C’è una Sacerdote laico o di una delle tante organizzazioni religiose che dal pulpito dirige la tua vita e tu, a un certo punto, decidi se sottometterti ed ubbidire oppure no.
Quelli che dicono no desiderano qualcosa di diverso di quello che la cultura in cui sono immersi gli propone. Magari lo desiderano pure gli altri quel qualcosa ma preferiscono sottomettersi e ubbidire.
Quindi essendo tutti insoddisfatti cominciano a guardarsi intorno alla ricerca di proposte che gli offrano un orizzonte di senso, all’idea della realizzazione del quale, provano benessere. Già! Provano benessere alla sola idea che possa realizzarsi!
È vero? Giusto? Pensaci, ti è mai successo? Sentire che si! Ci vivi in questa situazione, ma che non ti soddisfa, che non ci stai bene, insomma provi un certo grado di disagio, che può essere più o meno alto, ma che sempre disagio è! E ci pensi e ti dici che vorresti vivere in una situazione che, invece, ti dia benessere.
Devo dire la verità, queste parole che ho scritto derivano dalla lettura di una risposta di Massimo Fagioli del 2011, quando gli chiesero cosa pensasse dell’affermazione di Fausto Bertinotti «la sinistra non esiste più». A quella domanda lo psichiatra scomparso nel 2017 rispose: «non morirà mai fino a quando ci saranno persone in grado di portare avanti la ricerca e che, come me, non sono mai state comuniste o socialiste». O, aggiungo io, cattoliche, ortodosse, musulmane, protestanti, testimoni di Geova, Buddiste e organizzazioni religiose di qualunque tipo e natura.
Perché? Lo so che adesso se siete giunti a questo punto della lettura vi state domandando il perché. Io posso solo scrivervi ciò che è frutto della mia riflessione e cioè le persone che non accettano un modello oggettivo a cui riferirsi per vivere, semplicemente vivono, sapendo che è nell’atto di vivere che accade di conoscere ciò che ancora non si conosce e quindi si diventa coscienti e consapevoli.
Qualunque paradigma non è accettabile mai completamente e, di conseguenza, risulta in parte inapplicabile. E se invece, si decide di adeguarsi pedissequamente a quel paradigma, ci si consegna alla prigionia a vita, si abbandona per sempre l’unica vita che rende felici, ovvero quella in piena libertà.
Se si è del tipo fondamentalista oltre che prigionieri si diventa schiavi di quel modello, qualunque modello, anche quello democratico che prevede ci si debba adeguare, anzi, che ci si debba sottomettere e quindi si debba obbedire alla maggioranza, è una prigione sia per chi fa parte della maggioranza che di quelli che sono in minoranza.
Alcuni della maggioranza, i cosiddetti fondamentalisti, sono addirittura i nuovi schiavi e, se ci riflettete, vedrete che arriverete alle stesse identiche conclusioni a cui sono arrivato io durante le mie riflessioni.
A questo punto lo so che mi chiederete cosa si debba fare per essere persone libere. È semplicissimo si tratta di coordinarsi con le altre persone. Ma come farlo? Attraverso delle conversazioni in cui ci si rispetta reciprocamente e si riconosce anche la legittimità reciproca. E se ci pensiamo ognuno di noi ha avuto un tempo della sua vita in cui è vissuto in questa cultura della collaborazione.
Vediamo adesso di tirare le fila. A proposito, ieri sera un mio amico ascoltando Fausto Bertinotti mi ha detto: “Fausto Bertinotti sta tessendo il filo” e a un certo punto uno domanda “che filo?” e gli rispondono “cascemir” [Il cashmere (nome inglese) o cachemire (nome francese)], ho riso di gusto. Va bene andiamo avanti.
Le persone che rifiutano, non accettano lo status quo, l’idea del destino, desiderano cambiare. La domanda è: che cosa desiderano cambiare?
La risposta è anche questa semplicissima, perché desiderano cambiare la cultura in cui viviamo. E in che cultura viviamo oggi? In quella della competizione che ha come sua rappresentazione plastica la meritocrazia che deriva, come tutto quanto il resto, dal neo liberismo economico.
Ora io mi chiedo e vi chiedo se, negli ultimi 50 anni, vi è capitato di sperare che le cose cambiassero in maniera tale che, quella cultura in cui viviamo e che ci provoca disagio anche se in gradi diversi da persona a persone, fosse messa parte in favore di una cultura in cui vivere nel benessere.
È capitato vero? È capitato di sperare e di votare una persona con questa speranza? È capitato poi che questa speranza venisse tradita, perché una volta che la persona che avete votato ha conquistato il potere, quando vi siete guardati attorno avere osservato una cultura identica a quella in cui vivevate prima che quella persona conquistasse il potere, avete osservato che vi dava lo stesso identico disagio, magari in gradi maggiori o minori, ma si trattava pur sempre di disagio, e quindi delusi e sconsolati vi è capitato di vedere sfumare la speranza di vivere nel benessere.
Da qui la rabbia di chi definisce “effimeri ammaliatori” le persone mandate al potere e che erano la speranza di una esistenza sociale con una cultura che produsse benessere nelle persone che li avevano votati.
Adesso la domanda è: può una persona, oppure un gruppo di persone, se gli si dà il potere promettere il benessere a tutti?
La mia risposta è un secco no!
Qualunque sia il paradigma che i “pretendenti al Trono” intendono mettere in atto una volta INCORONATI RE IMPERATORI produrrà disagio, a gradi diversi da persona a persona. E, particolare non trascurabile, quel paradigma stesso, pensato e ideato da quelle stesse persone che hanno il potere, farà vivere nel disagio anche QUELLE OLIGARCHIE.
Noi tutti viviamo come se avessimo fatto zero alla schedina quando potremmo fare 13 solo se lo desiderassimo!
Antonio Bruno Ferro