di Marcello Buttazzo –

In quest’era obesa, è profondamente ingiusto e paradossale soffrire la fame. Che è uno scandalo totale. Nel messaggio alla Fao per la Giornata mondiale dell’alimentazione, papa Francesco ha lanciato un duro monito di parole inequivocabili: “È crudele che, al giorno d’oggi, ci sia cibo per tutti e, tuttavia, non tutti possano accedervi”, perché vi sono luoghi in cui il cibo viene sprecato, si butta, si consuma in eccesso. Ha ragione il Santo Padre. Le violente sperequazioni economiche e sociali scavano solchi, sono la iattura del mondo, inquinano i rapporti.

La lotta contro la fame e la malnutrizione persisteranno inevitabilmente finché la perversa logica del mercato impazzerà a tutti i costi. Non è un giusto e lungimirante atteggiamento “santificare” sugli altari dell’esclusione il “re” profitto, spasmodicamente. Fa bene Francesco ad evidenziare lo stridente contrasto fra gli affamati (che sono più di 820 milioni di persone) e i 700 milioni di individui in sovrappeso, che caratterizzano una parte del cosiddetto “popolo dell’opulenza”.

I governi del mondo dovrebbero combattere con normative adeguate la miseria e la pseudocultura della sovrabbondanza. Come sostiene Bergoglio, “lo spreco è il pane dei poveri”. Al cospetto di politici rampanti con un ego esorbitante, che si trastullano, in seconda serata televisiva, nel salotto buono di Bruno Vespa, a base di insulti e di offese personali, esistono piccoli veri grandi eroi della ordinarietà, della società civile, che operano indefessamente, senza le luci accecanti della ribalta.

Il novantenne Dino Impagliazzo, lo “chef dei poveri”, da più di dieci anni sfama 250 senzatetto e poveri presso le stazioni ferroviarie di Roma. Con l’aiuto di 350 volontari, il novantenne Dino raccoglie quotidianamente cibo presso i centri commerciali, cucinandolo e consegnandolo ai più bisognosi. E con l’associazione RomAmor Onlus, Dino Impagliazzo è riuscito a costruire una rete di assistenza, un servizio medico, d’istruzione e degli alloggi per ospitare chi resta senza casa. Esempi luminosi di corretta e virtuosa condotta etica e di contegno amorevole, che la politica dovrebbe saper imitare. 

Marcello Buttazzo