di Marcello Buttazzo –

Italiani, popolo di santi, di poeti e navigatori. Ma ultimamente l’Italia si sta affrancando come la terra dei “formidabili” patrioti (di noi altri). La più ampiamente “titolata” a fregiarsi di tale qualifica è Giorgia Meloni. Giorni fa, la leader di Fratelli d’Italia, a Barcellona, ha partecipato a un convegno internazionale organizzato dai cosiddetti patrioti spagnoli di Santiago Abascal, presidente del partito conservatore Vox. L’ex ministra italiana della Gioventù ha idee davvero “rinomate”: “il sentirsi parte d’una stessa cultura” (ovviamente a detrimento delle altre); il “senso religioso”, con una concezione spirituale univoca e asfittica; il rispetto stretto della famiglia (ovviamente, solo quella tradizionale). Rammentiamo la sua lotta politica acerrima contro le coppie di fatto (come se anche queste non fossero famiglie e non dovessero essere legalmente tutelate). Il suo patriottismo retrivo s’esprime anche nella visione antropologica e popolazionistica. Più volte l’abbiamo sentita proporre il blocco navale contro i migranti disperati del mare. E dal momento che la politica contemporanea è più che altro approssimazione per difetto, confusione e grossolanità, anche Matteo Renzi ha tenuto a precisare: “Io non faccio polemiche per destabilizzare l’Italia, sono un patriota”. Evidentemente, da “rottamatore” a “riformista” in camicia bianca, a “demolition man”, a patriota, il passo è breve. Che dire? Non ci sono più i Silvio Pellico, i Ciro Menotti, i Carlo Cattaneo, i Vincenzo Gioberti, i Massimo D’Azeglio. Dobbiamo mestamente accontentarci di ciò che passa questo triste convento: Giorgia Meloni e Matteo Renzi.


Marcello Buttazzo