di Marcello Buttazzo –

Il governo italiano è timidissimo sulla cosiddetta transizione ecologica. Per alcuni politici (Matteo Salvini in testa) è niente altro che un grande imbroglio degli ambientalisti catastrofisti. Il nostro esecutivo investe pochissimo sulle energie pulite e rinnovabili, continua a perseverare con la politica inquinante e invasiva dei combustibili fossili. La rivoluzione ad idrogeno, carburante perpetuo, inesauribile e del tutto esente da emissioni inquinanti, di cui parlava già 25 anni fa Jeremy Rifkin, su cui s’investe in tante parti del mondo, è completamente ignorata dalla nostra solerte classe politica dominante. In compenso, però, il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto, in audizione davanti alle Commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera, ha annunciato trionfalmente che il governo Meloni vuole reintrodurre il nucleare in Italia. “Per la fine di ottobre sono attesi i risultati del lavoro della Piattaforma per il nucleare sostenibile”, ha sostenuto il ministro. Ai primi del 2025 è in programma il disegno di legge quadro per il settore. E solo nel 2035 (fra 11 anni) i primi 400 Megawatt di produzione elettrica. Tempi lunghissimi, biblici, mentre una saggia economia ambientale imporrebbe di investire, da subito, su altre fonti di energia. Senza dimenticare che, secondo l’opinione di illustri chimici e fisici, il nucleare sicuro al 100% non esiste. L’accorto ministro Gilberto Pichetto (per la nostra ilarità e anche per la nostra disperazione) ha fatto sapere che il deposito nazionale delle scorie slitta al 2039. Notiamo la gravissima approssimazione per difetto di questo governo. Si discute di nucleare, si progetta perfino di nucleare (dopo un referendum che, tanti anni fa, l’aveva radicalmente bocciato), e non si sa ancora dove e quando andare a stoccare le scorie. Va bene, Pichetto, che ci sono sempre i Paesi poveri al Sud del mondo, trattati da ricettacolo terminale di sostanze tossiche portate da noi occidentali, ma una superiore etica della responsabilità imporrebbe a lei e al suo poderoso governo di centrodestra di cambiare strategie adattative. 

Marcello Buttazzo