L’Europa e le emergenze umanitarie
di Marcello Buttazzo –
Le politiche popolazionistiche si dovrebbero governare solo con la cultura dell’accoglienza. Le chiusure predicate dalle destre italiane non sono praticabili umanamente, perché il flusso dei migranti è in continuo, perenne divenire. Storicamente. Ma anche le ambigue piattaforme delle sinistre italiane sono alquanto deficitarie. È di questi giorni la notizia che, in Libia, sei giovani eritrei sono stati uccisi a colpi di mitra e con torture, solo perché avevano osato fuggire da un lager per rifugiati. Siamo troppo pavidi istituzionalmente con chi scappa da miserie, guerre, conflitti etnici, per ragioni climatiche. Intanto, la commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Duja Mijatovic, ha depositato alla Corte di Strasburgo una memoria contro l’Italia e l’Unione europea, perché responsabili per le morti e le sofferenze dei migranti causate dalla guardia costiera libica durante le operazioni di salvataggio in mare. Cosa fa la politica europea (anche di sinistra) sulle emergenze umanitarie?
Potremmo rispondere con le parole della poetessa polacca, Wislawa Szymborska, premio Nobel per la letteratura: “Siamo figli dell’epoca, l’epoca è politica. Sulla forma del tavolo delle trattative si è disputato per mesi: se negoziare sulla vita e la morte intorno a uno rotondo o quadrato. Intanto la gente moriva, gli animali crepavano, le case bruciavano e i campi inselvatichivano come nelle epoche remote e meno politiche”.
Marcello Buttazzo
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