di Marcello Buttazzo –

Succede sovente che il quotidiano “Libero” faccia una “scoperta” sorprendente, stupefacente. Gianluca Veneziani asserisce addirittura che i versi di Bob Dylan siano “razzisti” e “sessisti”. Per “festeggiare” gli 80 anni del grande poeta folk, premiato con il Nobel per la Letteratura, “Libero” decide di inventare la notizia sulla supposta “scorrettezza” delle canzoni del menestrello americano. In particolare, la canzone incriminata sarebbe “Hurricane”, in cui Dylan denuncia aspramente i soprusi subiti dagli afroamericani, raccontando dell’ingiustizia del pugile nero Rubin Carter, detto “Hurricane”, accusato dapprima di un triplice omicidio e poi prosciolto una ventina di anni dopo, quando venne alla luce che la sentenza era “basata su motivazioni razziali”. Il giornalista Veneziani accusa praticamente di indegnità e di razzismo Dylan per aver scritto e cantato: “Per la gente bianca che stava a guardare lui era un fannullone rivoluzionario. E per la gente nera lui era solo un pazzo negro”. Il termine “negro” incriminato è, evidente, nell’accezione in cui viene utilizzato. Ora ci chiediamo: è davvero razzista il grande cantautore americano? O, più verosimilmente, il giornalista Veneziani è politicamente prevenuto e non ha ben compreso la semantica e il significato del testo?”.


Marcello Buttazzo