di Marcello Buttazzo –

Lunedì 27 luglio, la Corte d’Assise di Massa Carrara ha assolto Marco Cappato e Mina Welby. I due esponenti radicali erano stati imputati del reato di istigazione e aiuto nel suicidio di Davide Trentini. In Parlamento, diversi politici della maggioranza si stanno adoperando per discutere un testo unificato sul suicidio assistito e sull’eutanasia. Del resto, sollecitazioni mirate, in tal senso, sono giunte già, due anni fa, dalla Corte Costituzionale. La dialettica politica su una dirimente e delicatissima tematica eticamente sensibile non dovrebbe spaventare più di tanto, a condizione che sia condotta nei meati del rispetto reciproco per le contrapposte posizioni antropologiche e ontologiche. Ma l’eterna proibizionista Paola Binetti, medico e senatrice Udc, alza come al solito barricate ideologiche, come al tempo del triste caso di Eluana Englaro: “Oggi, in piena pandemia sociale, molti colleghi della maggioranza vogliono impegnare il Parlamento ad approvare velocemente la legge sull’eutanasia”. Che dire, senatrice Binetti? Non affrontando le questioni bioetiche, noi cittadini diventiamo un popolo più maturo? Per capire la cultura integralistica di Paola Binetti, è sufficiente pensare che per lei anche la legge sul testamento biologico è stata una iattura. 
Marcello Buttazzo