di Antonio Bruno Ferro –

Non so se ci avete fatto caso, ma ieri tutti i giornali avevano notizie di sport in prima pagina. In genere il lunedì i tifosi delle squadre si fanno catturare dai titoloni a caratteri cubitali: “la squadra Marrone ha fermato la squadra Celeste”, oppure tutta una serie di commenti finalizzati all’esaltazione di questo o quell’altro giocatore e alla messa al bando del colpevole della sconfitta.
Ecco ieri tutti, ma proprio tutti, i giornali, le Tv e i Social Network titolavano di vittoria e sconfitta, di conseguenze e di posizioni conquistate o da conquistare, di applausi e fischi. Fiumi d’inchiostro e paginate intere sull’esaltazione di questo personaggio e l’umiliazione dell’altro contendente. Pagine e pagine Web di ringraziamenti e di delusioni, ore ed ore di Tv in cui fior di giornalisti si sono immersi sino al collo nel clima della battaglia e delle celebrazioni di vittorie, oltre che di descrizione delle desolazioni degli sconfitti ed, in mancanza di queste ultime, delle mille congetture circa le conseguenze per i vinti.
E sui social, nelle tv e sui giornali uno spazio infinito occupato dai tifosi di questa o tal’altra proposta per l’amministrazione e gestione dei beni comuni. Un accanimento spropositato di auspici per questo o per quello e, nello stesso tempo, una spericolata paura “sia mai” vincesse uno anziché l’altro.  Paura di che? Mi direte. Ed io vi rispondo che, francamente, non lo so. Per quelli che tifano le squadre di calcio è la paura di perdere il campionato, per questi tifosi qui, incollati alla Tv in attesa di exit pool e proiezioni, non  so proprio dirvi di che paura si potesse trattare. La paura, quell’emozione così invasiva, si percepiva tutta, era nell’aria, come uno spettro che suggestiona gli spettatori intenti a visionare un film dell’orrore.
Eppure in Calabria ed Emilia Romagna i cittadini, con le elezioni regionali, hanno determinato i prescelti a cui è stata affidata la responsabilità dell’amministrazione e della gestione dei beni comuni di quelle Regioni. Non c’è stato nessun premio per nessuno, non c’è stata alcuna vittoria, c’è solo stata una scelta e, di conseguenza, per i prescelti, un’assegnazione di responsabilità.
Ma di tutto questo, sui giornali di oggi e sui social e tv, non c’è traccia.
Noi siamo un fascio di emozioni e lo siamo sempre. Non vi fate convincere da quelli che dicono che sono razionali, non ci cascate, sono tutte balle! C’è sempre un’emozione che fa da presupposto ai comportamenti umani. E in questa tornata elettorale c’è stata da una parte l’emozione della paura, che ha fatto votare persone che non votavano da anni, e dall’altra la fortissima rabbia per non aver visto creare le condizioni per un benessere, una rabbia  tale da voler mandare a casa per sempre i responsabili di tale frustrazione.
Paura e rabbia erano i presupposti e non c’era altro nell’orda di tifosi e di guardoni, tutti immersi e pieni di adrenalina, nel seguire le vicende di quella che per loro è una vera e propria guerra con tanto di vincitori che si prendono tutto e vinti che si vuole fare sparire dalla circolazione.
Tutto questo non è umano.
Tutto questo è il frutto avvelenato della cultura della competizione. È lo stesso frutto avvelenato che non ci accorgiamo sia pane quotidiano per i nostri figli, obbligati alla competizione nelle scuole, o per noi all’interno dei nostri posti di lavoro.
Tutto questo non è umano.
E adesso, rileggete i giornali di oggi, riguardate la tv, osservate le pagine Web e fatelo alla luce della cultura della competizione che informa tutto questo po’ po’ di roba.
Magari poi fatevi, così come ho fatto io, una riflessione. Per capire perché ci comportiamo così. Per chiederci se è questo che vogliamo, se è davvero proprio questo che vogliamo per l’amministrazione e gestione dei beni che sono di tutti noi.

Antonio Bruno Ferro