di Marcello Buttazzo –


Come al solito, l’incidenza più invasiva e più virulenta è quella delle parole. Sui social, che sono ormai ricettacolo terminale d’ogni cosa, l’unica piazza “degna” di significanza, anche gli studiosi stanno litigando furiosamente. Maria Rita Gismondo, responsabile del laboratorio di microbiologia del Sacco di Milano, che analizza i tamponi del coronavirus, su Facebook, ha sostenuto come si stia generando un panico eccessivo e che molti non addetti ai lavori si stiano pronunciando a vanvera in cerca di pubblicità: “A me sembra una follia. Si è scambiata un’infezione appena più seria d’una influenza per una pandemia letale. Non è così”. Alla dottoressa del Sacco ha replicato recisamente e duramente Roberto Burioni, virologo del San Raffaele di Milano, nemico dichiarato, tra le altre cose, dei no vax, star dei social: “La signora del Sacco dice scemenze”. I virologi e i microbiologi bisticciano, quando farebbero bene invece a placare gli animi, a rassicurare, al cospetto d’una esplosiva diffusione di paure e di fobie. Se, comunque, Gismondo, Burioni, Ilaria Capua, l’epidemiologo Pierluigi Lopalco, e tanti altri, hanno le competenze tecniche per comunicare e per esprimere lo stato dell’arte, c’è chi, nella fattispecie, farebbe bene a misurare e a modulare ogni termine proferito. La leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, dall’alto dei suoi “studi” in biologia, in infettivologia e in virologia, dà giudizi sommari, solo per mettere in cattiva luce l’operato del governo Conte: “I cinesi hanno isolato 90 milioni di persone e noi all’inizio abbiamo trattato il virus come una forte influenza”. In questi giorni d’emergenza, in cui il Nord è ostaggio del virus, dovrebbe prevalere un senso di responsabilità. Invece, c’è chi non sa rinunciare per un attimo alla sua dose di propaganda, pane quotidiano per poter continuare ad esistere politicamente.