La “teoria etica” dell’immorale Dawkins
di Marcello Buttazzo –
Internet è una piazza virtuale, dove tutto circola. La politica, soprattutto, ha imparato ad adoperare i social, sovente per attacchi virulenti, per considerazioni apodittiche, che non ammettono scampo. Ma un po’ tutti, in quest’era di abnorme tecnologia, siamo soliti maneggiare la piazza virtuale con misura qualche volta; altre volte, con spregiudicatezza, oltrepassando il senso del limite e del buon gusto. Qualche anno fa, restai sconcertato dai giudizi lapidari, perentori, superficiali, senza alcun senso morale, d’un famoso scienziato britannico. L’etologo, biologo, divulgatore scientifico, saggista Richard Dawkins, maggiore esponente dell’epoca contemporanea del neodarwinismo nonché del “nuovo ateismo”, affidò a Twitter una sua discutibilissima “teoria etica”. Sosteneva l’illustre scienziato- e presumo affermi tutt’ora: “È immorale mettere al mondo un figlio down”. A una donna con in grembo un bimbo affetto da sindrome di Down, legittimamente dibattuta da un intimo e intricato dilemma, il grande scienziato consigliava di abortire, perché appunto- secondo il suo titolato parere- “è immorale mettere al mondo un figlio così”. Dawkins poi, col trascorrere del tempo, sempre grazie al veicolo potente di Internet, ha chiarito meglio il suo “lucidissimo” e “ineccepibile” pensiero: secondo lui, i ragazzi autistici avrebbero diritto a vivere perché hanno dimostrato capacità cognitive d’un certo riguardo, i bambini con sindrome di Down invece no. Parole abnormi, in libera uscita, gravissime soprattutto perché pronunciate da un rilevante esponente della comunità scientifica internazionale. L’eminente teorico del “nuovo ateismo” dovrebbe sapere che l’aborto non è un gioco, non è una scelta semplice, ma complessa, sofferta. Come, del resto, l’autodeterminazione della donna è una questione personalissima, seria, vitale, dirimente, che non può essere liquidata frettolosamente e assimilata dal secco e sciaguratissimo consiglio d’un importante etologo: “Abortisci e ritenta”. L’aborto si compie con la consapevolezza, con il dolore, con il sangue, con il corpo femminile lacerato, con la meditazione profonda. Scienziati come Dawkins avrebbero la pretesa di imporre quasi una sorta di improponibile selezione della specie, in nome d’una povera e misera pseudocultura iperefficientistica e iperutilitaristica che “tutto può e deve fare”, d’una eugenetica disumana spinta allo stremo, che nulla ha da spartire con il buon senso e con la scienza virtuosa. Illustri genetisti, che quotidianamente studiano la sindrome di Down, furono concordi nel ritenere che “le considerazioni dell’etologo offendono la scienza perché segnate da arbitrio e superbia”. Aggiungiamo che, da tempo, biologi molecolari e genetisti americani e italiani stanno lavorando per realizzare un metodo per silenziare o per cancellare il gene responsabile della Trisomia 21, consentendo ai ragazzi malati una vita buona e piena. Quando, qualche anno fa, scoppiò fragorosamente il raccapricciante caso della sortita assurda di Dawkins, su “Avvenire”, apparve la lettera delicatissima, amorevole e poetica d’una mamma con un bimbo down: “Parlo da persona che si considera libera da schemi ideologici e anche religiosi. Mio figlio down è puro amore”. Possiamo dire che questa sia la risposta più diretta e più bella ad un famoso scienziato britannico, talvolta in preda a sconclusionate elucubrazioni sui social network.
Marcello Buttazzo, 9 novembre 2017
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