di Marcello Buttazzo

In Italia, alcuni politici demagogicamente speculano di continuo sul fenomeno dei flussi migratori, che vengono tratteggiati sempre e comunque come una iattura, come una minaccia. In particolare, il leader della Lega Matteo Salvini, preminentemente nel corso delle campagne elettorali, struttura con retorica fiacca e stantia una parte fondamentale dei suoi interventi strategici, per metterci costantemente in guardia sulla supposta “invasione” dei disperati del mare e delle terre. Ma la propaganda volgare e populistica ha il fiato corto, il passo malfermo, sfiorisce come mazzo di viole spossate al cospetto dei dati reali. Numerosi sociologi smontano quotidianamente i retrivi pregiudizi, che in Italia e ancor più in alcuni paesi europei si sostanziano sull’immigrazione e sugli immigrati. Gli studiosi ritengono che per capire la problematica dei flussi migratori sia necessario mettere da parte le false credenze e le congetture strumentali. Comprendere che gli immigrati sono persone che affrontano un rischio. La questione deve essere analizzata ad ampio spettro, dal momento che “ci sono una serie di ambiti demografici ed economici in cui l’immigrazione dà un contributo positivo”. Come, ad esempio, nel campo fiscale o previdenziale. I migranti rappresentano oltre il 10 % della forza lavoro occupata, nei settori meno qualificati e meno pagati. È vero, da noi, i ceti più svantaggiati, che fanno quotidianamente i conti con l’indigenza, potrebbero vedere negli extracomunitari dei competitori. Ed è proprio su questo fatto che s’incentrano le campagne virulente di certi partiti, soprattutto in prossimità delle scadenze elettorali. Ma la politica che semina zizzania e sventaglia fallaci paure deve essere contrastata con ragionevolezza. Come sostengano i sociologi, occorre “ridefinire onestamente l’immigrazione come un processo complesso che bisogna governare nei suoi costi e nei suoi benefici”. E, ovviamente, la soluzione non può venire da un solo Paese, l’Italia, ma è l’Unione europea, come aspirante federazione, a dover dare risposte significative e attendibili. Senza sottacere che, da un punto di vista umano, popolazionistico, dovrebbe venir meno la netta differenziazione fra migranti cosiddetti “economici”, da ricacciare con forza e ferocia indietro nella bocca del leone, e profughi e richiedenti asilo. Da un punto di vista antropologico, sono tutti cittadini del mondo, degni di premure e d’attenzione da parte delle istituzioni internazionali

Marcello Buttazzo