L’arte di costruire la città / La malapianta – La riqualificazione di Piazza Mazzini a Lecce
di Ghino del Tacco
Si è concluso il 3 Maggio scorso il concorso dal titolo “Trecentomila idee” (bandito il 19 Marzo 2014, promosso da Aps Green Power e Sofran in collaborazione con l’Ordine degli Architetti di Lecce nell’ambito della 5° Edizione di Externa) per la riqualificazione di Piazza Mazzini a Lecce nota anche come Piazza dei Trecentomila in ricordo dell’affollatissimo, appunto, Congresso Eucaristico del 1956 (all’epoca l’attuale piazza non esisteva era solo ancora un pezzo di campagna).
Il bando non imponeva vincoli particolari se non quello di prevedere una spesa di circa 2 milioni di euro.
Primo classificato il progetto firmato da Davide Negro e Sonia Luparelli, secondo quello di Antonio Longo, Loris Causo, Marco Causo e Marco Mazzotta, al terzo posto, infine, il progetto di Luciano Baldi, Giuliana Baldi e Francesco Danielli. Presieduta da Fabio Novembre, la Giuria del Concorso era composta dagli architetti Claudia Branca, Fulvio Tornese, Flavio De Carlo (segretario senza diritto di voto), dall’ingegnere Gabriele Tecci, e da Marcello De Giorgi per la Camera di Commercio. Il bando del concorso prevedeva anche una votazione on line i cui risultati non erano però vincolanti per la giuria. Il sito dove è possibile visionare tutti i 33 progetti partecipanti in forma anonima e contraddistinti da un codice alfanumerico è http://www.trecentomilaidee.it/.
A ben vedere esiste una linea spartiacque fra i tre progetti vincitori ed è quella che giustifica anche il titolo di questo articolo “La Malapianta” preso in prestito da un libro di Rina Durante. La Natura (quella presente in Piazza Mazzini attraverso gli alberi) sembra essere davvero “Mala” se è vero che i primi due progetti, entrambi di studi leccesi, fanno strage degli alberi presenti attualmente nella piazza. Il terzo progetto vincitore, di uno studio di Terni, è molto più attento invece alla componente naturalistica del sito. A questo punto andrebbero ricordati due dati:
1) Piazza Mazzini attualmente è, unitamente ai vicini Giardini Pubblici, l’unico spazio verde ricco di alberi a ridosso della città storica;
2) un disegno architettonico e una planimetria in particolare registra (o dovrebbe farlo) con precisione notarile ciò che è previsto da un progetto: se si disegna un quadrato, un quadrato deve essere e così via. Quest’ultimo principio vale a maggior ragione per il verde. Nel progetto vincitore del primo premio e in particolare nel disegno (Tav. 2) dedicato al verde si contano solo 29 alberi circa. Nel progetto classificatosi al secondo posto il numero degli alberi è pari a circa 45 (Tav. 2).
Gli alberi presenti attualmente sulla piazza sono 183: i progetti quindi prevedono quella che è una vera e propria strage di alberi. Tutto ciò, ripetiamolo, è quantomeno indicativo del valore, pressoché nullo, che i progetti premiati al primo e secondo posto riconoscono al verde esistente in quella piazza. Quest’ultima inoltre, così come rilevabile dagli stessi disegni, diventa una immane spianata mattonata.
Per comprendere l’importanza che hanno gli alberi attuali di Piazza Mazzini non c’è bisogno di una spiccata coscienza ambientalista basterebbe infatti solo avere la sensibilità di riconoscere che la maggior parte di quegli alberi ha impiegato circa 40 anni se non di più per crescere così come li vediamo oggi. E se la coscienza ambientalista non ci fosse sarebbe bastato ai progettisti vincitori solo appellarsi a uno dei principi cardine, l’ABC, del fare architettura ovvero l’essere umano il quale andando in una piazza, ed in quella leccese in particolare, potrebbe volere passare alcune ore all’ombra di un albero guardandone magari un altro. E’ da aggiungere poi che sempre i primi due progetti raggiungono il parossismo in due punti: il primo, quello vincitore, prevede una enorme spianata pavimentata che a un tratto addirittura si inclina scendendo fino a tre metri sotto il livello stradale attuale dove è collocata dai progettisti un’area di ristoro e svago(!). Il secondo progetto vincitore è invece ancora più interessante: anche in questo caso una enorme spianata in cemento caratterizzata da un andamento collinare (finte colline) dove, a un tratto, riconoscendo la necessità di un luogo in ombra i progettisti “creano” una sorta di boschetto fatto di pali e pensiline a forma di fiore con tre petali: in sostanza si abbattono gli alberi veri e se ne fanno di finti.
Andrebbe detto infine che nessuno dei due progetti vincitori (1° e 2°) dimostra una vera comprensione dei luoghi né da un punto di vista storico né da un punto di vista ambientale e architettonico. Di fatto questi progetti stanno a Lecce ma potrebbero stare benissimo altrove.
C’è da chiedere quindi dove voglia andare questa architettura leccese: A-ddu-o-bai?
A Dubai forse? Esatto proprio a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti.
E che l’esotismo di questi progetti, in particolare il secondo classificato, sia qualcosa più che reale lo attesta il fatto che, proprio il secondo classificato, è simile, molto simile al progetto dell’architetto Kuan Wang che ha avuto una menzione nel concorso internazionale per la progettazione dell” EXHIBITION CENTER” di OTOG in Cina (progetto pubblicato il 19 luglio 2012 http://www.archilovers.com/kuan-wang/).
Lo stesso progetto è poi stato ripubblicato il 20 novembre 2013 in http://www.arch2o.com/exhibition-center-of-otog-kuan-wang/. Il fatto che il secondo progetto sia molto simile a quello del concorso cinese pone evidentemente il problema della qualità della commissione giudicatrice il cui compito principale non è solo di assegnare un premio ma valutare la pertinenza al luogo e la validità critica di ogni progetto partecipante. La commissione avrebbe dovuto essere a conoscenza del progetto cinese e comportarsi di conseguenza nei confronti di un progetto simile al cinese ma presentato per la piazza leccese. Chiariamo con un esempio. Se un canditato si presentasse a un concorso d’arte contemporanea con un barattolo con su scritto “merda d’artista” (giusto con qualche differenza sul colore dell’etichetta e della freschezza del contenuto) cosa farebbe la commissione? Darebbe un premio a questo candidato? La commissione potrebbe non conoscere la famosa “merda di manzoniana memoria” e trovare quella del candidato un’dea geniale. É tutta e solo una questione di Cultura. Si dice che i cinesi copino tutto da noi, questa volta sembra invece che Lecce abbia copiato la Cina. Se permettete la notizia è epocale.
Altra cosa interessante di questo concorso è stata quella della votazione on -line. Quest’ultima è oramai diventata una moda nella misura in cui si vorrebbe rendere un’operazione “pubblica”, in questo caso il concorso di idee, qualcosa di trasparente e soprattutto “partecipato”. Di fatto però, queste votazioni on-line, sembrano essere una sorta di salvagente per il politico di turno che dietro l’insuccesso, anche qualitativo di un progetto, può sempre barricarsi dietro il: “L’ha deciso il popolo di internet”. La cronaca recente (il sondaggio on-line per l’indipendenza del Veneto) ha dimostrato tutti i limiti di queste votazioni on-line. D’altro canto poi compito di una amministrazione politica è quello di assumersi la responsabilità delle proprie scelte e in questo caso di quelle architettoniche. Sia ben chiara una cosa: nulla contro il coinvolgimento dei cittadini nelle scelte di natura architettonica-urbanistica ma il “parere dei cittadini” andrebbe collocato alla giusta altezza del processo progettuale ovvero in quella fase fondamentale ma preliminare di ascolto delle esigenze. Questa che sembra una inutile precisazione di fatto aiuta a capire meglio quanto accaduto proprio nel concorso di cui ci occupiamo. Nel bando di fatto non erano fissati parametri scaturiti da una indagine specifica sulle esigenze dei cittadini leccesi che facessero da sfondo all’attività progettuale dei singoli concorrenti. In ogni caso l’esito della votazione on-line non è stato rispettato.
Dal sito che abbiamo indicato si traggono i seguenti dati: la votazione on-line è cominciata il 30/04/2014 alle 09:00:48 ed è terminata il 02/05/2014 alle ore 23:59:59 è durata cioè circa 48 ore.
Il Progetto 61097F2I (non si conosce il nome del concorrente) ha ottenuto il 22% delle preferenze (ovvero 18894 voti) ed è stato il più votato dal pubblico senza ricevere però alcun premio; al Progetto 6X6XPM24 – (con il 15% 13252 voti) è stato assegnato sempre dalla giuria il primo premio (3000 euro); il Progetto AJEICYJ5 (con lo 0% – 64 voti) ha avuto il secondo premio (2000 euro); il Progetto AP25LS74 (con l’1% – 1139 Voti) ha avuto il terzo premio (1000 euro).
Di questo voto on-line colpiscono due cose: 1) il progetto più votato non ha vinto nulla, il vincitore del secondo premio ha avuto solo invece 64 voti; 2) il tempo della valutazione per la votazione. Precisiamo meglio quest’ultimo punto. Nel sito messo a disposizione degli “elettori” erano presenti 33 progetti, ognuno di essi era composto da tre tavole e una relazione di circa una pagina A4. Abbiamo cronometrato solo il tempo (circa 2 minuti) necessario per apertura delle 132 tavole (33x 3 tavole + 33 relazioni) e loro rapidissima analisi. Per visionare, solo visionare sottolineiamolo, i 33 progetti sarebbero stati necessari circa 66 minuti. Per studiare più attentamente e capire i progetti a fondo le circa 33000 persone che hanno espresso un voto (solo dei progetti più votati) avranno impiegato molto più dei 66 minuti detti. Tutto ciò, da una parte, fa comprendere che sarebbe stato necessario evidentemente un rispetto maggiore del voto popolare da parte della stessa commissione, dall’altro, infine, fa comprendere chiarisce in modo pressoché certo la vera qualità del concorso. Un esempio valga per tutto: un mese circa (19 marzo- 24 aprile, questo il tempo fra presentazione del bando e consegna dei disegni) è un arco temporale non adeguato a compiere una seria ricerca storica sul sito del progetto (e non solo) che radichi quest’ultimo al territorio.
E in effetti, come detto, alcuni dei progetti vincitori potrebbero stare a Lecce come Dubai o meglio ancora in Cina.
Ghino del Tacco
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