di Marcello Buttazzo –

Ma davvero, nel nostro Paese dissestato, la priorità è quella di costruire un Ponte sullo Stretto, di cui non si hanno certezze irrefutabili, e tutto vagola nel buio? Non ci sono, forse, problematiche più pressanti, che andrebbero analizzate e risolte? Si sa, Matteo Salvini ogni tanto le spara grosse (per eccesso). Stavolta, un mese fa, la smargiassata prodotta è stata per difetto. Il ministro delle infrastrutture aveva previsto 10 miliardi di euro per la costruzione del Ponte sullo Stretto. Si è saputo, però, che la fantomatica opera delle mirabilie verrebbe a costare non meno di 15 miliardi. I costi sono destinati a lievitare ulteriormente. E siccome Salvini ogni tanto le spara grosse, bisogna dire che i soldi per questo cavolo di Ponte non sono stati nemmeno stanziati. L’invincibile armata di destra assicura che la copertura verrà reperita con la legge di bilancio. Angelo Bonelli dei Verdi, giorni fa, parlò di “truffa politica e mediatica”, il Movimento 5 Stelle “di gioco delle tre carte”. Davvero un’opera di questo tipo, così dispendiosa, può servire al Paese? Sarebbe il caso che il governo Meloni restasse coi i piedi ancorati alla realtà, cercando almeno i soldi che servono per migliorare la rete ferroviaria del Meridione. In questi ultimi giorni poi, siamo giunti alla notizia “rassicurante”, per non dire avvilente. Non ci sono i soldi, ma c’è la legge. Dopo la Camera, anche il Senato ha approvato il provvedimento sul Ponte sullo Stretto. Gioisce il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che, come al solito, ha il malvezzo di parlare a nome di tutti gli italiani: “Oggi è una grande giornata, non solo per Sicilia e Calabria ma per l’Italia intera. Orgoglioso di questo nuovo traguardo”. Ma davvero gli italiani dovrebbero essere felici d’una mastodontica opera, che dovrebbe iniziare nell’estate 2024 e finire nei primi anni del 2030 (secondo le ottimistiche previsioni del leader legista)? Dovranno essere trovati almeno 15 miliardi. Non si potrebbero usare queste risorse per far fronte alle varie calamità di quest’Italia che frana, per porre rimedio all’emergenza del dissesto idrogeologico? Non si potrebbero più opportunamente impegnare denari per curare la gravissima crisi climatica? Non si potrebbero impegnare capitali consistenti per la nostra sanità e per la scuola pubblica?

Marcello Buttazzo