di Marcello Buttazzo –

Si susseguono, nel nostro Paese, truculenti fenomeni di razzismo. A Roma, per le strade di San Lorenzo, un giovane del Gambia è entrato, giorni fa, in un locale per chiedere una birra ed è stato apostrofato da volgari avventori autoctoni con espressioni inqualificabili: “Scimmia, negro di m…, devi andare via, qui non ti vogliamo”. “Prima gli italiani”, alcuni italiani, a proferire sconcezze e turpitudini. Fuori dal bar, il giovane 25enne del Gambia è stato violentemente pestato da due “coraggiosi” e arditi italiani. È finito in ospedale con un trauma cranico e fratture delle ossa nasali. Gli aggressori, italianissimi, vicini al tifo ultrà di estrema destra, sono stati arrestati. Sono accusati di concorso in lesioni personali aggravate dall’odio razziale.  Gli atti scriteriati di efferatezza avvengono, purtroppo, da sempre. Ma fuori da ogni polemica politica, si può tranquillamente osservare che, nell’ultimo anno, episodi criminali nei confronti di uomini di colore accadano ormai all’ordine del giorno. Sarebbe il caso che qualche esponente delle istituzioni, con ruoli di responsabilità, cominciasse, per l’innanzi, a impiegare sui social e nelle frequenti comparsate televisive un linguaggio più consono, più pacifico. 
Marcello Buttazzo