De Bustis, chi era (senza punto interrogativo) costui
di Rocco Boccadamo –
Sul dissesto della Banca Popolare di Bari
Scrivevo il 3 settembre 2011: De Bustis: ritorno in auge immeritato.
La fresca nomina di Vincenzo De Bustis a Direttore Generale della Banca Popolare di Bari, ennesima bruttura e stortura nel panorama del nostro sistema economico e finanziario, non può non suscitare scalpore, amarezza e rabbia.
Il clamoroso fatto, peraltro, non desta meraviglia dal punto di vista meramente oggettivo, giacché, in giro, se ne sono registrati, e sicuramente se ne verificheranno ancora, di peggiori e più scandalosi, e però stupisce il modo ufficiale con cui si sarebbe giunti all’incarico, ossia la scelta e la chiamata diretta compiute personalmente da parte del principale esponente dell’importante istituto di credito, Marco Jacobini.
Soltanto forza qualitativa del selezionato, doti professionali particolarmente eccelse? Al riguardo, s’impongono almeno dei dubbi e, oltretutto, chi ha valutato, non è uno sprovveduto, anzi conosce a fondo il mondo bancario e le relative figure di leadership che vi circolano o vi hanno esercitato.
Nella circostanza, insomma, sembra plausibile che sia ancora una volta intervenuto il potere politico, aleggia in particolare l’ombra dell’influenza di un ex Premier, personaggio “vecchio” ma sempre in sella che dà l’idea di tenersi defilato e sornione, mentre, in realtà, seguita verosimilmente a dire e a imporre la sua, a tessere intrecci di tele di comando e attinenti a posizioni di prestigio. E’ irrilevante che il patrocinio avvenga con o senza tornaconto per il manovratore.
Del resto, fra l’alto esponente ipotizzato e Vincenzo De Bustis, esiste, notoriamente, un consolidato sodalizio, che ebbe a sviluppare il momento e gli effetti maggiormente alti, o bassi secondo il punto di vista, in occasione del passaggio della maggioranza azionaria della Banca del Salento (poi Banca 121) dalla famiglia Semeraro di Lecce al Monte dei Paschi di Siena.
Un affaire dai connotati unici, dopo una prima due diligence dell’istituto da cedersi e l’individuazione di un primo potenziale acquirente, fu “suggerita” una seconda perizia, che pervenne alla stima della società per una cifra in pratica doppia (2500 miliardi di lire) e si scelse, come compratore, il Monte dei Paschi di Siena, da sempre gestito, come si sa, con notevole influenza del più importante schieramento di sinistra italiano.
Intorno a quell’operazione, all’epoca, corsero anche voci di consistenti dazioni e soprattutto, non spicciola dietrologia bensì evento reale, si materializzò la stupefacente ascesa di Vincenzo di Bustis, già Direttore Generale della Banca del Salento (o Banca 121) niente poco di meno che alla carica di Direttore Generale del Monte dei Paschi di Siena, istituto cinquanta volte più importante rispetto all’asset acquisito.
Si disse che l’incredibile scalata di De Bustis rientrava nel pacchetto chiavi in mano della compravendita, che, vale la pena rilevarlo, fece piovere a beneficio degli azionisti cedenti un’immensa, inaspettata fortuna.
A prescindere da tale ultima operazione concernente l’epilogo societario, bisogna osservare che, al timone della Banca del Salento o Banca 121, De Bustis non era stato un banchiere tradizionale ma si era, al contrario, comportato da autentico, rivoluzionario e spregiudicato innovatore, da precursore dei percorsi a spiccata impronta finanziaria, con le primizie degli strumenti derivati, confezioni ingegneristiche e artificiose sovente di elevata rischiosità, fonti d’interminabili catene di S. Antonio, con fatturati moltiplicati a dismisura inverosimile e, di fatto, inconsistenti.
Chi non serba memoria, fra le chicche “made De Bustis” o concepite dalle sue strutture, dei famosi, o famigerati, prodotti “4you” o “My Way”, che i venditori e i promotori della Banca, su precisi indirizzi e/o pressioni dei vertici, finirono col consigliare e vendere senza spiegazione alcuna a migliaia di clienti, molti dei quali completamente sprovveduti?
E degli innumerevoli esiti rovinosi, con altrettante famiglie danneggiate se non ridotte al lastrico sul fronte dei loro risparmi, tanto da dar luogo a un mare di azioni legali e giudiziarie e alla conseguente condanna della Banca del Salento o Banca 121, del Monte dei Paschi di Siena e dei relativi esponenti implicati, a cominciare da De Bustis, a corrispondere risarcimenti di massa?
Il manager in discorso, per salvare la faccia, a un certo momento fu “indotto” a lasciare la carica di capo azienda del M.P.S. , tuttavia, come spesso capita a favore dei potenti di giro, dei mercenari del mercato, di lì a poco fu chiamato a guidare la Deutsche Bank Italia.
Dopo un ulteriore, breve intermezzo sabbatico, ora il personaggio approda nuovamente in Puglia, a gestire un Istituto che, è proprio il caso di riconoscerlo, sin qui è andato bene sotto l’egida di un gruppo familiare capace e nello stesso tempio saggio: francamente, la scelta non si capisce, salvo che, giustappunto, per sottostanti motivi di accondiscendenza o di mera opportunità politica, che, invero, nulla dovrebbero avere a vedere con l’oggetto e lo scopo di una banca.
Purtroppo, a decisione presa, non resta che auspicare che, in Terra di Bari, il De Bustis si disponga a orchestrare una musica nettamente diversa e non dia luogo a disastri, come già accaduto, per effetto della sua gestione, nel Salento.
° ° °
Il manager in questione, nella prima fase, è rimasto al vertice della B.P.B. sino al 2015.
Dopo, vi è stato richiamato, per una seconda volta, nel 2018, conservando la carica fino a pochi giorni fa, in altre parole sino al commissariamento dell’Istituto.
Non ci sono parole a commento.
Rocco Boccadamo
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.