Cose di gatti
di Marcello Buttazzo –
Il mio gatto albino Johnny è un amorevole animaletto di questo tempo. Mi è stato donato quasi tre anni fa da Serena, cara amica. Era un piccolissimo cucciolo. Oggi è cresciuto. La sua vita felina bordeggia le mie giornate solitarie. Il suo saltellare per le stanze è una metafora dell’esistenza incerta con tutti gli ostacoli frapposti sull’alterno percorso. Quasi quotidianamente io e Johnny leggiamo i poeti del cuore, Federico Garcia Lorca, Neruda, Campana, Toma, Ruggeri. La sua vicinanza di gatto domestico esorcizza le tristezze e le melanconie. Quante sono le storie di gatti, morbidi e gentili amici degli uomini, compagni della nostra ventura. Gatti curiosi, dispettosi, impertinenti, indipendenti, spiriti liberi. Tigrotti desiderati. Esploratori della casa e degli ambienti circostanti, avvezzi ai giochi, abituati a sonnecchiare in qualsiasi posto. I teneri animali a quattro zampe sono pressoché da sempre presenti nella vita di noi uomini: anch’essi iscritti, di diritto, come protagonisti, nel grande libro della Natura.
La giornalista e scrittrice Marina Corradi, tempo fa, descriveva su “L’Avvenire”, quotidiano cattolico, con dovizia di particolari, la bellezza del suo gatto rosso, fulvo come una volpe, occhi d’oro, la punta della coda bianca. Un comune gatto di grondaia, trovato piccolo, davanti a una stalla, in montagna. Pagato niente, adottato con amore, trattato con cura, con ogni accortezza. Numerosi comuni cittadini raccolgono nelle campagne, per strada, in scatole di cartone, in buste di plastica, gattini indifesi e miagolanti, minuscoli batuffoli, di cui qualcuno decide rozzamente, vigliaccamente e volgarmente di sbarazzarsi. E queste bestiole diventano sodali discreti e cortesi, poiché sanno dare calore, affetto, moti d’allegrezza, e luce viva al giorno.
Un grande poeta, Dario Bellezza, allievo e collaboratore di Pasolini, era innamorato dei felini: li prendeva, malconci e abbandonati, per strada, al Colosseo, al cimitero, al Testaccio. Li portava a casa, li nutriva e teneva con sé. Ai suoi meravigliosi compagni, Bellezza dedicò un’intera silloge, intitolata “Gatti”. “Uscita da una tomba al cimitero degli Inglesi non so quanto durerai, se un mese, se un anno: resti solo tu àncora di salvezza ad una vita incerta di domani”, canta il poeta per una randagia micetta. Gli italiani sono sostanzialmente un popolo di animalisti. Da sempre ben disposti ad adottare cani e gatti. Anche senza le interessate sollecitazioni e promesse elettorali dell’ex Cavaliere Silvio Berlusconi.
Marcello Buttazzo
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