di Marcello Buttazzo –

Ad Assisi, ogni anno, il popolo della pace si riunisce per pregare. La preghiera è sommovimento intimo, discreta e silenziosa parola, levata al cielo alto. È scavo nel profondo, nell’interiorità. In tal senso, credenti, non credenti e diversamente credenti possono raccogliere i loro pensieri per invocare magari redenzione e giustizia sociale. Da Assisi, la preghiera per i profughi, per i migranti, per le comunità indigene dell’Amazzonia, per le persone delle periferie degradate, per chi vive ai margini del mondo, per i diseredati, per gli ultimi, per gli esclusi da questa opulenta società del benessere fittizio e della superficialità, possa giungere anche nei quartieri altolocati della politica e del pensiero dominante. Chi comanda possa adoperarsi per alleviare le pene di chi soffre la fame, l’indigenza e la ghettizzazione. Non solo con modeste misure assistenzialistiche a termine, ma con progetti organici di ampio respiro. L’umanità scartata merita rispetto, dignità e amore. Se i cristiani e i credenti di altre religioni, con devozione e con umiltà, si mettono in ginocchio nell’attesa della supplica, i politici laicamente anche seduti o in piedi dovrebbero, per supremo e insopprimibile dovere etico, provvedere a risolvere problemi e difficoltà d’ogni tipo.                                                                                         

Marcello Buttazzo